Troppe volte si “indica” pensando che la parte più
importante in palestra siano:
- Gli agonisti,
- Gli adulti;
- Gli atleti che fanno combattimenti;
- Gli atleti che fanno le forme;
- Ecc.
I prossimi junior e i prossimi adulti sono i nostri attuali bambini.
Questo è il vero e unico futuro delle arti marziali
L’allenamento del bambino è una delle attività più “particolari”.
Molte, troppe volte, si è detto “i bambini sono degli adulti in miniatura” ebbene… niente di più falso!
Il bambino sarà il prossimo adulto MA mentre l’adulto ha in
se un bagaglio tecnico, un’esperienza maturata durante anni di vita; il bambino
deve ancora costruire tutta questa esperienza dalla parte fisica alla parte
emozionale, dal comportamento alla socializzazione, ecc.
L’insegnante di arti marziali ha come scopo principale
quello di insegnare un’attività ben specifica, attraverso percorsi motori,
giochi e tutto quello che il bambino dovrà fare per avvicinarsi a questo “nuovo”
mondo.
Per questo è necessario comprendere che già in giovane età
il bambino ha bisogno di regole.
Regole dettate in palestra che se insegnate nel modo
corretto gli serviranno per crescere e vivere bene nel mondo.
Nel Taekwon-Do ITF vi sono cinque semplici regole chiamati “i principi del Taekwon-Do” e
sono:
- Cortesia
- Integrità
- Perseveranza
- Autocontrollo
- Spirito indomito
Come si può notare questi sono principi che possono essere messi
in pratica anche nella vita di tutti i giorni.
Insegnare ad un bambino, come detto all’inizio, è molto “particolare”
perché consciamente o inconsciamente questi diventerà un educatore.
Ma che cosa vuol
dire “educare”?
Dal latino “E”
fuori e “DUCO” controllo = Guidare fuori.
L’educazione non è l’insegnamento che forgia e irrobustisce
come si pensava nel secolo scorso MA l’educazione trae dalla persona ciò che ha
da sviluppare di autentico e di proprio.
La persona “educata” è quella che conosce il valore delle
cose nella propria vita, chi è in grado di esprimersi nel riguardo di questo
valore, non secondo leggi esterne imposte, ma secondo leggi morali e culturali
che con l’educazione hanno iniziato a crescere nascendo dal profondo della
persona.
Queste sono delle:
- Manifestazioni del bambino che matura conoscendo il mondo;
- Manifestazioni dell’adolescente che inizia a relazionarsi con se stesso e con gli altri;
- Manifestazioni dell’adulto in grado di apprendere ed affermare.
Da qui nasce l’importanza dell’interazione fra insegnante e
bambino e l’importanza del dettare delle regole all’interno della palestra.
In questo breve articolo la mia intenzione non è quello di
insegnare la didattica, come insegnare un movimento, come insegnare una forma,
ecc. ma come portare l’insegnante a come deve interagire con il bambino.
Regole: chiare,
decise ed adeguate alla loro età
Come dicevano i nostri nonni: “… ha l’argento vivo addosso!” il bambino è instancabile, è vitale e
così deve essere, è una spugna che assorbe tutto quello che gli viene proposto.
Per questo ogni regola deve avere un senso, il “perché lo dico io!” non da il
senso alla regola, o al comando, e questa, inoltre, deve tenere presente anche
dell’età del bambino.
I genitori sono le prime persone che devono dettare le
regole.
In palestra è il maestro che detta le regole.
Regole “chiare” e “decise” sembrano delle
parole facili ma attenzione perché come regole date a loro devono essere
seguite anche da noi.
Pensiamo a questo (metto come arte marziale il Taekwon-Do
ITF):
- “Il Taekwon-Do si fa solo a piedi nudi” e l’insegnante insegna con le scarpe;
- “Sotto il dobok (divisa di allenamento) non vi deve essere una maglietta, a parte le bambine” e l’insegnante ha una maglia con le maniche lunghe;
- Ecc.
Sono esempi fatti perché reali e se viene dettata una regola
e l’insegnante per primo non la rispetta è veramente difficile che questa sia
convincente.
Coerenza: i bambini
prendono seriamente chi è coerente
La coerenza nelle regole e nelle azioni in palestra deve
diventare una regola fondamentale per ogni insegnante.
Il bambino prenderà seriamente solamente chi è coerente,
regole ed azioni non dovrebbero essere mai cambiare sul momento per evitare
capricci, rimostranze o altro.
Vago e generico: i
bambini non capiscono le richieste vaghe e generiche
Potrà sembrare scontato ma purtroppo non lo è affatto.
Le regole devono essere molto chiare e mai troppo vaghe o
generiche, si deve essere molto pratici quando si chiede qualche cosa al
bambino.
Per un attimo, entriamo in palestra e proviamo a pensare ad
una classica frase che si sente, o si dice: “Fate i bravi!” che cosa vuol dire?
Provate ad entrare nella mente dei bambini:
- Giocare
- Parlare con l’amico
- Sedermi per terra
- Andare dalla mamma per una coccola
- Cantare
- Mettere le mani negli specchi
- Ecc.
Alla fine che cosa dovrebbe fare il bambino?
Ogni messaggio deve essere chiaro del tipo: “Parlo con la mamma, voi mettetevi in fila e
seduti che fra un po’ sono da voi!”.
Capricci: e se il
bambino fa i capricci?
La calma è la regola principale su cui deve appoggiare tutto
il nostro sistema di insegnamento in palestra.
Importante è fargli capire che i capricci non pagano e che
si è disposti ad interrompergli l’attività che sta volgendo.
Anche qui l’importante è la coerenza; è necessario, se non
ascolta, non dargliela vinta, deve comprendere che il capriccio non lo porterà
da nessuna parte.
L’insegnante perdendo la calma, agiterà di più il bambino,
ecco perché, se possibile, è necessario non urlare.
Una volta dato un divieto, soprattutto durante un
allenamento, è necessario non divulgarsi in spiegazioni perché in questo
momento, quando è dato il divieto, non serve ne parlare ne cercare di ragionare
con lui per il semplice fatto che questi non sta ascoltando, è chiuso in se
stesso, nel suo egocentrismo, perché gli è stato vietato qualche cosa. L’argomento
dovrà essere ripreso a quattr’occhi alla fine della lezione.
Non promettere mai
regali o cercare di comprarlo perché non si farà altro che incoraggiarlo a
comportarsi male di prassi.
Paragoni: Non fare
mai ne paragoni e ne ricatti
E’ necessario comprendere che accettare una regola basata su
un paragone o sulla paura non è uno stimolo per la crescita interiore ed
esteriore del bambino.
Invece è indispensabile mettere in risalto l’impegno e la
buona volontà ogni volta che il bambino prova o riesce o a seguire un esercizio
o a seguire una regola.
Questo metodo, dare uno sprono positivo agisce come un
rinforzo positivo e gli trasmette un messaggio chiaro e positivo a quello che
ha fatto.
Questo darà voglia sia a lui sia ai suoi compagni di arrivare
a ricevere nuove lodi.
Qualsiasi atto positivo, grande o piccolo, è sempre una
piccola crescita… NON DIMENTICATELO!
Ed ora…
Il genitore
In molti casi, il genitore tende a portare questa sua “autorità”
anche all’interno della palestra cercando, inconsciamente, di portare l’insegnante
dalla sua parte e di conseguenza da quella del proprio bambino.
Negli ultimi anni i genitori si trovano a cercare un ruolo
sempre centrale nella vita dei propri figli, cercano il loro amore (non capendo
che i bambini già ne versano tanto su di loro).
Questo atteggiamento, purtroppo, va a sostituire l’autorevolezza
del loro ruolo con l’affettività.
Questo è il motivo principale per cui alla prima reazione
negativa vissuta dal bambino, tentano in tutti i modi di porvi rimedio.
Nell’attuale società, molto spesso, il figlio è la risposta
egocentristica ad alcuni bisogni dell’adulto, è la soluzione che deve
realizzare una propria vecchia, o nuova, aspettativa.
Purtroppo queste aspettative consce o inconsce, verso il
figlio, molto spesso sono enormi.
Chi ha avuto a che fare con bambini o genitori soprattutto
alle competizioni, ha visto che mentre per il bambino tutto si risolve con la
giornata e rimane un gioco, nel genitore la cosa non finisce li, ma molte volte
vengono poste delle domande o delle affermazioni del tipo:
- Era più forte di te e non eri preparato!
- Perché ha perso?
- Non lo sta allenando a dovere!
- Gli arbitri non capiscono nulla!
- Non è fatto per questo sport!
- Ecc.
Perciò il ruolo dell’insegnante oltre che dettare regole al
bambino in molti casi deve anche far capire al genitore che il bambino deve
prima di tutto divertirsi; i risultati verranno con il tempo, quando questi
avrà ben chiaro se nella sua vita l’arte marziale sarà una cosa importante.
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